“Sto bene, non ti preoccupare, ma oggi gli ormoni sballati mi hanno portato a pensare anche a questo…”

Mi chiedono come mi sento. “Ti stai per laureare, sei l’orgoglio di tutti, hai intorno persone disposte a passare sopra i loro problemi pur di starti vicino in questi momenti”.
È vero. Momenti di gloria. Ho iniziato il corso di laurea magistrale e ho un futuro che si prospetta quanto meno interessante, davanti. Ho scelto la strada giusta per me. Mi sto per laureare nella triennale e so quanto duramente ho messo alla prova i miei nervi e la mia salute, nell’ultimo mese, per scrivere questa tesi, frequentare il nuovo corso e insieme lavorare come segretaria in palestra.
Lo sono. Sono fiera di me. E sono felice di vivere questo momento con delle persone meravigliose, con la valigia sul letto per tornare a Londra e la copertina turchese della tesi davanti ai miei occhi.
Sì. È tutto come deve essere.

Ma come mi sento?
Incompleta.
Ho giocato tutto su me stessa, e ho vinto, è vero. Ma non ho puntato su nient’altro. Niente.
Avevo intenzione di puntare su qualcosa, su qualcuno. Sono una codarda come poche. E ho lasciato scappare anche questo.

Non sono mai stata veramente innamorata, se non di un amore malato e ansiogeno e fortunatamente concluso. Mi chiedo se sarò mai in grado di innamorarmi davvero, e di puntare anche sul condividere questo sentimento con qualcuno. Ormai dubito. Devo avere qualche disturbo comportamentale.
Quando avevo l’occasione di capire, ho trovato, di mia spontanea volontà, i migliori escamotage per uscirne senza variazioni.
Sono solo una che ha paura di se stessa e di provare qualcosa. Ecco tutto. Ecco perché ho puntato tutto sul futuro, sugli studi e sulla carriera. Perché ho paura di affrontare il presente, e chi c’è ora.

Romanticismi

“Tu ancora non puoi sapere dove approderai. Ma chi incomincia a cercare ciò che ama finirà sempre per amare ciò che trova. Ti metti in cammino verso Est e magari raggiungi l’Ovest. Non è importante, adesso. L’importante è mettersi in cammino. Altrimenti non arriverai da nessuna parte. E passerai il resto della tua vita a disprezzarti per ciò che avresti potuto essere e non sei stato. La meta iniziale del viaggio rappresenta solo lo stimolo per partire”.

(M. Gramellini – L’ultima riga delle favole)

Quando mi perdo, qualcosa mi porta sempre a rileggere questo libro.
E a ricordare che effettivamente non mi devo rinnegare, non devo autoconvincermi di essere un animaletto senza sentimenti.
Sono una romanticona e spesso lo dimentico. Anzi, dimentico che è giusto esserlo.

The underneath’s no big surprise

Ciao, sono Jude e sono una persona che non sa cosa vuole.

Cioè l’ho scritto come se fosse una grande rivelazione. La vera rivelazione è che l’ho sempre saputo, almeno questo.
Quindi insomma, non sono mai una grossa sorpresa per me stessa, nemmeno quando sto ad analizzarmi pensando di aver scoperto l’acqua calda.
L’unica cosa che ho scoperto è che sono ancora una ragazzina molto piccola, con una paura assurda verso ogni tipo di sentimento diverso da ciò che vado progettando, e con il terrore di andare a finire dove nulla sarà più recuperabile.

Però magari per gli altri sono una sorpresa, alla fine, se mi si conosce meglio.
Chi si prende la briga di farlo?

DSM IV

Ma che feci io di male nelle mie vite precedenti per finire ad essere sempre e perennemente coinvolta in vicende con casi umani nel vero senso del termine?
Non stavo così bene nel mio periodo di letargo ormono-sentimentale e di zitellismo precoce, in cui era tutto acidume, era tutto musica dal punto di vista tecnico, tutti erano per me fonte di indifferenza?
Furono giorni di gloria.
E come tutti i Glory Days cantati da zio Bruce, dovevano cocnludersi.

Quindi vieni a me insonnia, venite a me fantasie insensate su soggetto non ancora ben identificato (possibile sindrome di Asperger a giudicare da freddezza e incapacità comunicativa – orma classifico le mie cotte attraverso il DSM IV), vieni a me caos e porta con te la certezza che anche questa volta il mio cuore non mi condurrà da nessuna parte. Se non a farmi fottere.

Serenità

La zozza se ho latitato su questo blog.
‘a rieccome! 

Ciao bloggino.
Ciao.
Mi sei mancato.
No. Non è vero.

Diciamo che non ho avuto il tempo di sentire la tua mancanza, è stato un periodo pieno in tutti i sensi.
In primis ho finito gli esami, ergo sono ufficialmente una laureanda in procinto di scrivere una ssssshtupenda tesi. Quindi insomma, mi sono impegnata. Ho addirittura studiato. Ho concluso con un 29 e una media di tutto rispetto.
La dedico ai prof delle superiori che incontro in giro e che quando gli dico che sto per laurearmi, mi fanno le facce tipo: “Osti da te non me l’aspettavo”. 

Poi, ho realizzato un altro dei miei sogni più grandi, ho visto la mia band preferita dal vivo, i Muse, ormai tre venerdì fa.
E’ stata una settimana inconcepibile, quella che ha preceduto il live, di ansia, emozione, insonnia. Non esagero, chi mi conosce sa quanto conti per me l’assistere a dei concerti e soprattutto quanto conti per me la musica dei Muse.
Ancora oggi ho il batticuore se ripenso all’abbraccio scoordinatissimo che ci siamo date io e la Sissi alla comparsa di Matthew sul palco, ma soprattutto ho l’ansia se penso al fatto che Ale l’ha ripreso e ha ripreso tutto l’isterismo di quei cinque minuti ed è pronto a pubblicarlo. 

Poi, ho trovato un lavoretto e ne sto cercando altri mentre scelgo la specialistica, e ho ovviamente dovuto per questo tagliare un po’ dello spazio che dedicavo alle amicizie.
Ho scelto di dare delle precedenze, e sono il lavoro e l’università, non per questo disdegno di sentire nessuno, anzi, però c’è chi ha capito questa mia esigenza, mi viene incontro, vedo regolarmente. Sono persone con cui nel giro di un mese ho stabilizzato i rapporti, li ho intensificati e consolidati.
E poi ci sono persone che non sono state in grado, come è accaduto anche in passato, di capire, e non fanno nulla se non farmi pesare il fatto che non ci possa essere fisicamente. Ma non per questo cambiano i loro programmi.
Ultimi e anche meno importanti, coloro che non hanno problemi riguardo alla mia poca presenza perchè tanto erano spariti già da prima. E’ un discorso che non vorrei affrontare perchè avevo investito molto, a livello affettivo, su un rapporto in particolare che per maleducazione, mancanza di rispetto, stronzaggine del soggetto è finito nel dimenticatoio, purtroppo. 

Beh, credo sia tutto. Un bel periodo.
Ah, ho addosso, dopo anni, una serenità invidiabile e credo che la cosa esca un po’ dal modo in cui ho scritto. 
Sono fiera di me come non lo sono mai stata. E sono veramente, veramente serena.

Bentornata Jude

Beh, cosa si dice in questi casi, dopo mesi di assenza?
“Oh sì, non ho più scritto perchè ero impegnata”, che in parte è vero.
“Ah no, non ho più scritto perchè non riesco a leggermi dentro”, che, a ridaje, non è tutto.
“Non sentivo l’esigenza di scrivere”, e ci stiamo già avvicinando.
“Non ne avevo voglia”.

Esatto, non ne avevo voglia. Dopo il mio letargo forzato che ha causato ingenti danni, dopo aver concluso due mesi e mezzi di tirocinio, dopo essermi piano piano tirata fuori e aver ripreso a condurre una vita ‘normale’, sentivo comunque di non dover metterlo nero su bianco. Forse per la prima volta in vita mia.
Oggi è diverso.
Ho qualcosa da dire di nuovo, forse.
Ho semplicemente voglia di rileggermi, magari.
Eccoci qua.
Bentornata Jude.

And hey there, Mrs. lovely moon, you’re lonely and you’re blue

Un viaggio che è valso la pena affrontare.
Mica lontano, a Milano Affori. Però lungo, intenso. Dentro.

Soprattutto il ritorno in treno, quel treno Porta Garibaldi – Lecco che non prendevo da mesi, anzi, dal giorno di quell’ultimo appuntamento dopo il quale sono rimasta col cuore leggero e tanto bene ancora da dare.
C’è voluto il sole, il mio treno dei ricordi, i tre anni che ho passato a guardare fuori dal finestrino verso casa sua, piuttosto che verso qualche magico tramonto sul lago, a farmi capire che devo andare avanti.
Non riuscivo a farcela perchè la cosa ancora non l’avevo affrontata.
Ora è il momento, perchè sono viva, perchè voglio farmi male se questo significa provare di nuovo qualcosa. Sbattercela sta cazzo di testa contro il muro di mattoni, ricordarmi com’era.
Per sentire.

Saggezza sparita

6 dicembre 2011
Io e te, sappiamo più di chiunque altro quanto sia difficile dover dire addio ad un’idea, e quanto sia lacerante farlo per poi, pochi mesi dopo, rendersi conto che quell’addio non era nemmeno un arrivederci, ma solo un modo per respirare. 
E’ per questo che forse.. forse non dovremmo mai dire addio a niente. A nessuno. Forse dovremmo solo abituarci all’assenza, e guardare tutto con gli occhi di chi ha vissuto un’esperienza che ha fatto male, ma che ha cambiato profondamente il nostro mondo, in meglio magari. Non dovremmo dire addio a nessuna idea, ma ringraziarla, perchè ci ha accompagnate fino a dove siamo ora, con un po’ di brutalità, come ogni insegnante severa ma capace, e congedarla dicendole che è stata lei, a farci vedere la bellezza nel mondo.

Rendersi conto che la saggezza che avevo a 19 anni l’ho sfanculata proprio.

The Script live @ Alcatraz

Dopo una settimana di apatia totale, costellata da episodi di febbre alta e influenza varia, sono uscita ieri di casa per la prima volta per questo:

Esatto, ieri era il giorno del concerto dei The Script, e io ero là in mezzo, in terza fila più o meno, ad affrontare il primo dei concerti progettati quest’anno.
Me lo sono goduta come se ogni nota fosse una goccia di acqua nel deserto, come se fosse indispensabile avere i ricordi bene impressi di tutto quel trambusto.
I ragazzi sono stati bravi, di più. Bravissimi. Hanno tirato fuori il meglio e penso di non aver mai pianto così per nessun concerto, alla fine. Perchè i live grandi sono belli, ma quelli piccolini sono un’altra cosa, a livello di pelle, di emozioni.
La band di apertura era, poi, almeno al pari dei The Script (parliamo di altri tipetti irlandesi, The Original Rudeboys, che dicono ‘noit’ anziché ‘night’, per intenderci), con un lead singer che mamma mia, in tutti i sensi, e un ukulele di cui non ho ancora capito il ruolo esatto, ma che ci stava bene.
Insomma, gran concerto, gran serata, e i The Script si sono conquistati uno spazio nel mio cuoricino.
Devo ringraziare F, Eri e Ale per avermi fatto questo magnifico regalo.
E se fino ad ora le mie teorie dell’attesa vertevano su…ieri, è il momento di spostare le cose un po’ più in là e proiettarmi verso il 3 giugno. 🙂
PicMonkey Collage