London.

Londra 484Ok, bene.
Ventiquattro ore fa stavo facendo una foto con in braccio la chitarra di Bob Dylan ma cercherò di restare lucida.

Londra. Londra è… Londra. Per me da sempre è sinonimo di casa, è la certezza di avere un posto nel mondo. Stavolta l’ho girata bene, ho imparato a trovarmi da sola le strade e i luoghi con i prezzi più abbordabili, a non prendere mai una hot chocolate perché è acqua sporca, a ricordare a memoria tutte le fermate della Piccadilly line (“Next stop is Covent Garden. Please mind the gap between the train and the platform. This is a Piccadilly line service to Cockfosters“), a non attraversare come e niente fosse ad Abbey road che se no ti tirano sotto.

Il casino. Il perenne pullulare di gente, è questo che mi manca in realtà.
Il Capodanno da sette ore ferma al freddo e al gelo perchè se no Westminster si riempie troppo e non c’è più posto e i fuochi li devi vedere da Trafalgar dal grande schermo che fa schifo.
Gli inglesi ubriachi che attaccano bottone dicendo tutti “Io parla poco italiano” (vi amo. Vi prego, fatelo sempre).
La pioggia e subito dopo il sole.
I rockers mega bravi della metro a Piccadilly.
Il messaggio che non ti aspetti, che quando manca poco alla mezzanotte, quando non ci speri più, quando sei lì lì per veder scoppiare la London Eye di colori, ti dice “Mi manchi, Jude”. E riconosci che il numero di telefono è il suo, quello che avevi eliminato ma che tanto conosci a memoria. V.

London’s magic. London’s mine.

Il Circo della Farfalla

Se non hai mai visto questo cortometraggio, fallo. Ti ruberà solo 22 minuti circa, ma in cambio ti darà tutto quello di cui hai bisogno per ricordarti che nulla è perduto.

Una regia eccezionale, una musica meravigliosa e un insieme che ti rapisce, e ti ritrovi con una lacrima di gioia sulla guancia senza nemmeno esserti accorto che stesse scendendo.

Tre

Immagine

Amiche.
Diamo loro atto che avevano ragione.
In primo luogo sapevano che io coi multipli di tre non vado d’accordo. Con D la cosa si è conclusa dopo nove mesi. Con V dopo tre anni. Il mio voto peggiore è stato 3 al liceo. Ho dato il mio primo bacio, l’errore più grande della mia vita fino ad ora, all’età di diciotto anni, ed era il giorno sei del mese.
Loro dicono che il tre, a me, non si deve manco avvicinare, almeno che non sia moltiplicato per dieci in un bell’esame all’università. Con una lode da parte, magari.
Avevano ragione quando a sedici anni dissi che non avrei mai toccato una sigaretta in vita mia e non mi sarei sbronzata e non sarei mai stata con degli sconosciuti e la prima persona che avrei amato sarebbe stata quella che avrei amato per sempre: mi avevano guardata come se avessero visto il futuro e si erano limitate a lanciarmi uno sguardo, in quell’aula di liceo, sedute su quei banchi stretti, che sembrava voler dire: “Jude, fai che ne riparliamo tra un paio d’anni, eh?”.
Le mie amiche avevano ragione anche quando hanno detto che in fondo, l’unica soluzione per me funzionante, per eliminare una vecchia fiamma bruciata troppo in fretta, era il sistema del ‘chiodo scaccia chiodo’.
Avevano ragione a partire in quinta, quando avevo rivelato che c’era una persona che mi sembrava carina. Lo sapevano che per me non esistono mezze misure e che già il fatto di aver detto una cosa del genere, implicava un mio coinvolgimento molto più profondo.
Quindi sì, amiche mie, avevate ragione. Forse mi piace una persona che non si chiama V e forse sono pronta a lasciarmi tutto alle spalle. Anche e soprattutto grazie a voi.
“G, devo dirti una cosa. Penso che tu e A abbiate ragione”.
“Io e A? Guarda che sono solo io ad avere ragione, A mi segue perché ormai l’ha capito da tempo. Comunque riguardo a cosa, questa volta?”.
“Riguarda S”.
“Lo sapevo. Fanculo, mi hai fatta penare per tirartelo fuori di bocca”.

Ripensandoci, in fondo, il tre non mi porta poi tanta sfortuna. Noi siamo tre, un universo che gira intorno a se stesso da anni, con le stesse modalità. Se questo qui non è amore… 😉

Heartmade project

Heartmade project

Amigos, non avrei mai e poi mai voluto usare il mio blog delle tristezze (no, dai, si scherza) per un fine così basso, ma oh, che te devo dì. Ho bisogno di dinero. Altrimenti niente macchina e niente ricariche e niente uscite e niente università e niente tristezze da raccontare. 
Indi per cui, se vi fa piacere, passate dalla mia pagina e magari datemi qualche parere. 
D’ora in poi non toccherò più l’argomento. 🙂 Bacibaci!