Olympic Paul

Ok, parlo di ciò che resta della musica che mi ha accompagnata da quando ero in culla, quella dei Beatles (sai, quella musica che ti entra dentro e pensi che sia stata scritta apposta per te? C’è un motivo se tutti mi chiamano Jude).

Innanzitutto, come dicevo al mio migliore amico due minuti dopo aver visto suonare McCartney alle olimpiadi, la cosa bella di alcuni artisti è che riescono ancora ad emozionarsi e a trasmettere al pubblico le stesse sensazioni che avrebbe provato quarant’anni fa, quando Hey Jude era ancora una new hit e spopolava alla radio. – Questa cosa in realtà me l’ha fatta capire Springsteen al concerto di San Siro, ma ne riparlerò sicuramente in futuro; n.d.r.
Comunque , in sostanza, Paul è stato superbo, anche se mi ha fatto venire un po’ di malinconia. Ne mancavano tre, all’appello, e su quel “Naaa na na na na na naaaa!” si sente ancora di più l’assenza. Ne mancavano tre. Due, beh, non potevano essere chiamati purtroppo (impegni superiori con Jimi, Jim, Janis e compagnia bella), ma il terzo sì. Perchè nessuno pensa mai a Ringo? Perchè?

ImmagineOk, ok, ora la smetto, ma la mia coscienza sta picchiando duro per non averla portata a vedere Pauly ad Assago lo scorso dicembre.